L’Agenzia delle entrate-Riscossione ti ha notificato un’intimazione di pagamento? Ecco le soluzioni!

di Davide Emone | 5 marzo 2020 | News

Secondo quanto dichiarato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate nel 2017, sono 21 milioni gli italiani che hanno un debito con l’ex Equitalia, oggi Agenzia delle entrate-Riscossione, per 817 miliardi di Euro iscritti a ruolo.

Nonostante rottamazioni, pace fiscale, condoni e varie procedure esecutive, è presumibile che ancora oggi almeno un italiano su quattro abbia delle pendenze con il Fisco relative a imposte, tasse, contributi, sanzioni pecuniarie ed altre somme che le pubbliche amministrazioni hanno dato affidato al concessionario per la riscossione.


Decorso più di un anno di tempo dalla notifica di una cartella esattoriale, un avviso di accertamento o un avviso di addebito, l’Agenzia delle entrate-Riscossione non può procedere ad azioni esecutive (pignoramenti, fermi amministrativi, ipoteche) senza aver prima inviato al contribuente un sollecito, chiamato “intimazione di pagamento”, nel quale si elencano le cartelle e gli atti iscritti a ruolo che risultano non pagati e si intima il pagamento della somma complessiva dovuta entro 5 giorni, pena l’inizio delle azioni esecutive.


Di fronte a tale minaccia del Fisco, pagare l’importo richiesto non è l’unica possibilità!

L’intimazione non è un atto con cui si possono richiedere, per la priva volte, somme di denaro che non erano state mai prima accertate al contribuente. E’ quindi bene verificare, per ognuna delle somme richieste, se ci siano dei vizi, degli errori o dei fatti estintivi che possono condurre al suo annullamento.


Spesso, infatti, accade che venga richiesto un debito con modalità sbagliate, senza indicare nell’atto degli elementi essenziali, oppure che le cartelle e gli atti intimati dall’Agenzia delle entrate-Riscossione non siano stati correttamente notificati al contribuente, oppure ancora che sia decorso un periodo di tempo – tra la notifica della cartella e quello dell’intimazione – idoneo a determinare la prescrizione del debito.

Un cittadino, vedendosi ingiungere il pagamento di una somma importante in termini così brevi, spesso non sa come agire, si rivolge agli sportelli dell’Agenzia delle entrate-Riscossione, spaventato per i possibili pignoramenti, e i funzionari del Fisco consigliano di pagare l’intera somma, eventualmente rateizzata, senza ovviamente citare le possibilità di difesa e annullamento.


Invece, prima di pagare un debito, bisogna essere certi che quel debito sussista e che sia legittimo.

 

Ricevuta un’intimazione di pagamento, occorre verificare la situazione debitoria, presentare un’apposita istanza per verificare la corretta notificazione degli atti a monte (cartelle, avvisi di addebito, avvisi di accertamento)  e degli eventuali atti interruttivi della prescrizione. Infine, capire che cosa è effettivamente dovuto, e su quali somme si può proporre ricorso affinché il giudice le dichiari illegittime, annullando l’intimazione.

 

Difendersi è possibile, ma occorre conoscere e utilizzare gli appositi strumenti giuridici e processuali!


Se hai ricevuto un’intimazione di pagamento e non sei certo di dover pagare quanto l’Agenzia delle entrate-Riscossione ti chiede, è tuo interesse rivolgerti rapidamente ad un professionista competente, che possa esaminare la tua situazione e verificare la legittimità di quanto ti viene chiesto. Il tempo, in queste situazioni, è decisivo: i termini per proporre ricorso sono ristretti, 30, 40 o 60 giorni in base al tipo di debito intimato.


Non pagare debiti non dovuti, verifica subito la tua situazione, contattandomi per una consulenza:

davide.emone@avvocatoemone.it