2020

Debiti tributari e rinuncia all’eredità.

Chi rinuncia all’eredità non risponde dei debiti del defunto, neppure quelli tributari. E’ questo il principio che ha ribadito di recente la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24317 del 3 novembre 2020. Tale pronuncia consente di fare il punto su una serie di questioni di preminente interesse per chi si trova ad essere chiamato all’eredità. Occorre prestare però attenzione all’accettazione tacita dell’eredità. Infatti, se il chiamato all’eredità – anche senza esprimersi in formali dichiarazioni di volontà – compie un atto che presuppone necessariamente la sua volontà di accettare e che non avrebbe diritto di fare se non nella qualità di erede (art. 474 c.c.), si verifica l’accettazione tacita dell’eredità, da cui non può più tornare indietro.

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Le difese del contribuente negli accertamenti bancari

Quando si versa una somma di denaro contante sul proprio conto corrente, oppure si riceve un bonifico da un altro soggetto, occorre prestare attenzione al rilievo di queste operazioni su futuri potenziali controlli dell’Agenzia delle Entrate.

In sintesi, l’accertamento bancario (o indagini finanziarie), secondo l’interpretazione della giurisprudenza, si configura nel senso che gli accrediti e i versamenti sul conto corrente di un contribuente sono considerati reddito non dichiarato (evaso), a meno che il contribuente non dimostri : che quel provento è stato regolarmente dichiarato; oppure che non si tratta di reddito imponibile (donazione, restituzione, somma esente, ecc.)

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Crisi Coronavirus come causa di forza maggiore: come evitare il versamento delle imposte.

L’art. 6, comma 5 del d.lgs. 472/97 vieta di sanzionare chi ha commesso il fatto (omesso versamento dell’imposta nei termini) a causa di forza maggiore, fermo restando l’obbligo di pagare l’imposta. L’attuale stato di emergenza può essere considerato una “causa di forza maggiore”, che porterebbe alla non applicazione delle sanzioni in caso di mancato versamento dei tributi dovuti?

La forza maggiore riguarda un fatto imponderabile, imprevisto e imprevedibile, che determina l’assoluta (non la semplice difficoltà) e incolpevole impossibilità del soggetto di uniformarsi alla regola (vis maior cui resisti non potest).

Recentemente, la stessta Agenzia delle Entrate si è pronunciata sulla forza maggiore nella circolare 8/E/2020 (risposta 1.7), riportando una serie di posizioni giurisprudenziali della Cassazione e della Corte di Giustizia dell’UE.

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IRAP liberi professionisti e piccoli imprenditori: è possibile il rimborso!

L’IRAP è un tributo sul valore della produzione netta, il cui presupposto consiste nell’esercizio abituale di un’attività caratterizzata dall’autonoma organizzazione e diretta alla produzione o scambio di beni o alla prestazione di servizi.
Ma vi sono rimedi se un libero professionista ha versato per anni l’IRAP e si accorge adesso che, probabilmente, tale imposta non era dovuta?

La soluzione è chiederne il rimborso, con una apposita istanza all’Agenzia delle Entrate, ove si dimostra l’assenza del presupposto impositivo e si richiede il rimborso del tributo indebitamente versato.

Vi sono, tuttavia, dei limiti temporali, in quanto il rimborso può essere richiesto nel termine di 48 mesi (4 anni) dal versamento del tributo che si chiede di vedersi restituito.

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I vizi degli atti processuali telematici: l’assenza di sottoscrizione digitale quale causa di inammissibilità.

Sulla Rivista di Diritto Tributario Online (www.rivistadirittotributario.it) è stato recentemente pubblicato un mio articolo (“Incertezze giurisprudenziali e principi generali in merito ai vizi degli atti processuali telematici”) che tratta il tema dell’adeguamento delle regole processuali che le parti devono seguire al processo tributario telematico, divenuto obbligatorio dal luglio 2019 e oggi ancora più implementato in virtù dell’emergenza per Covid-19.

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Fase due anche per il Fisco: milioni di accertamenti e cartelle ai contribuenti da giugno.

E’ in arrivo uno tsunami sui contribuenti. Con la ripresa dell’attività ordinaria, dal 1° giugno 2020 l’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia delle entrate-Riscossione sommergeranno i contribuenti di oltre 33 milioni di notifiche e comunicazioni di atti di accertamento, verifiche, avvisi bonari, comunicazioni di irregolarità, cartelle esattoriali, intimazioni di pagamento, atti esecutivi, e così via.
Un suggerimento fondamentale è il seguente: occorre difendersi e farlo fin da subito. Gli atti impositivi, di accertamento e riscossione, infatti, una volta notificati, se non impugnati entro brevi termini, diventano definitivi: ciò significa che non si può più, in alcun modo, contraddire il loro contenuto nel merito.

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Emergenza Coronavirus: i pignoramenti già intrapresi dell’Agenzia delle entrate-Riscossione non sono sospesi!

L’intera attività dell’Agenzia delle entrate-Riscossione è bloccata? Non è proprio così.
Secondo anche le risposte fornite dallo stesso ente, nel periodo tra l’8 marzo e il 31 maggio, l’Agenzia non notifica nuove cartelle o intimazioni di pagamento, né procede con nuove procedure cautelari (fermo amministrativo o iscrizioni ipotecarie) o esecutive (pignoramenti). Tuttavia, se al contribuente è stato notificato un atto di pignoramento del proprio conto corrente, di crediti verso terzi, o di altri beni mobili e immobili, e se la notifica è avvenuta prima dell’8 marzo, anche solo di un giorno, la procedura esecutiva non si arresta.

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L’Agenzia delle entrate-Riscossione ti ha notificato un’intimazione di pagamento? Ecco le soluzioni!

L’Agenzia delle entrate-Riscossione non può procedere ad azioni esecutive (pignoramenti, fermi amministrativi, ipoteche) senza aver prima inviato al contribuente un sollecito, chiamato “intimazione di pagamento”, nel quale si elencano le cartelle e gli atti iscritti a ruolo che risultano non pagati e si intima il pagamento della somma complessiva dovuta entro 5 giorni, pena l’inizio delle azioni esecutive.

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Si prescrivono in 5 anni i contributi Inail ed Inps

L’Agenzia delle entrate-Riscossione (ex Equitalia) notifica spesso intimazioni di pagamento, atti con i quali viene – appunto – intimato il pagamento di crediti contenuti in cartelle esattoriali mai opposte, che sono quindi divenute definitive. L’intimazione di pagamento precede l’inizio delle procedure esecutive (pignoramenti immobiliari, pignoramenti presso terzi, fermi amministrativi, ecc.) per il recupero di somme richieste da cartelle precedentemente notificate, alle quali non era seguita un’azione esecutiva entro l’anno.

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